Knowledge and design for heritage
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Curatori: Francesco Defilippis (Politecnico di Bari), Darío Álvarez Álvarez (Universidad de Valladolid)
Curatori organizzativi: Nicola Scardigno, Giuseppe Tupputi (Politecnico di Bari)
scadenza: 22 marzo 2024
nuova scadenza: lunedì 15 Aprile
Il numero 7/2024 della rivista QuAD sarà dedicato alla riflessione sul rinnovamento delle modalità e delle tecniche della conoscenza e del progetto di architettura e design, nella promozione conservazione e valorizzazione del patrimonio, inteso nella sua accezione di bene materiale e immateriale ereditato dal passato e che in ragione del suo valore riconosciuto dalla collettività va custodito e coltivato affinché la stessa possa trarne beneficio e trasmetterlo alle future generazioni, accresciuto nel suo valore.
In un tempo segnato, per l’Occidente, dalle politiche di contenimento della dispersione insediativa e del consumo di suolo nonché di contrasto all’abbandono e alla marginalizzazione, il patrimonio, le forme costruite esistenti ed ereditate da tempi diversi, assumono un nuovo valore, soprattutto quelle che, versando per diverse ragioni in una condizione di crisi, sono potenzialmente disponibili ad essere trasformate per corrispondere a nuovi scopi ed aspirazioni del nostro tempo. La stessa città consolidata, la cui forma in ambito mediterraneo è l’esito di molteplici e complesse stratificazioni, costituisce, con le sue criticità e le sue soggiacenti potenzialità, oggetto di rinnovato interesse. D’altro canto, è ormai chiaro che «l’analisi storico-critica della nozione di design e di patrimonio culturale è stata oggetto di un dibattito infinito nell’ultimo decennio […]» (Irace 2013), un dibattito che ha prodotto «un’estensione fenomenale» del campo della conoscenza, della conservazione, della valorizzazione e della riattivazione degli artefatti materiali e immateriali propri della cultura materiale, aprendo nuovi scenari critici e di azione progettuale.
In questa nuova prospettiva, l’idea di patrimonio si modifica e si amplia nei diversi ambiti e contesti disciplinari. Per esempio, essa non riguarda più soltanto le architetture “straordinarie” del passato, lontano o recente, dotate di valore monumentale o storico-documentario (dalle rovine archeologiche alle opere del Moderno), ma anche i manufatti “ordinari”, come l’architettura dei luoghi del lavoro e della produzione e l’edilizia residenziale, il cui valore consiste nella loro virtuale disponibilità al rinnovamento e al riuso. Simmetricamente, gli artefatti di design, grazie alla centralità assunta oggi dai processi di salvaguardia della cultura materiale – sanciti dalla Convenzione Unesco e di Faro – sono usciti da una marginalità che non sempre ha permesso al campo degli oggetti e delle pratiche ordinarie del quotidiano di essere rappresentate, conservate, valorizzata in quanto patrimonio.
Un’idea di patrimonio che non si limita alla scala architettonica, ma si estende a quella della città e del paesaggio, assumendone le scale urbana e territoriale e, soprattutto, il corrispondente carattere relazionale. Questo significa riconoscere non solo il valore intrinseco del patrimonio, ma anche quello derivante dal suo uso o dalla sua fruizione nonché dalle relazioni che tale bene stabilisce con il contesto di appartenenza, connotandolo e arricchendolo attraverso la sua presenza.
In espressioni ricorrenti come “patrimonio abitativo esistente”, “patrimonio industriale dismesso”, “patrimonio dei borghi abbandonati” la parola “patrimonio” associata a manufatti e contesti ordinari, “quotidiani e degradati” (Convenzione Europea del Paesaggio), gli attribuisce un valore – evidente o latente – che non si riferisce soltanto agli aspetti storico-culturali ma anche alle potenzialità sottese alla loro trasformazione, azione necessaria non solo a “curare” ma anche a “custodire”.
Nello stesso tempo, sta cambiando la sensibilità collettiva nei confronti del patrimonio straordinario, archeologico e storico-monumentale, sempre più oggetto di interesse da parte di un turismo culturale che, se da un lato costituisce un fattore di sviluppo economico, dall’altro pone agli enti di governo e di gestione problemi di accessibilità e di fruizione, oltreché di tutela. Su questo fronte, le tecnologie digitali, oltre a costituire nuovi strumenti per la conoscenza e il progetto, prospettano nuove modalità nel godimento dei beni, che andrebbero indagate criticamente per comprenderne e governarne l’utilizzo.
Questo nuovo modo di guardare alle forme trovate (antiche e recenti, straordinarie e ordinarie), di intendere il patrimonio come una risorsa per le città, i territori e le comunità, ponendosi – come già evidenziato con il riferimento alla Convenzione di Faro – il problema della riconoscibilità e del significato, del riuso e della fruizione, della tutela e della valorizzazione, richiede un nuovo punto di vista capace di coniugare conservazione e trasformazione. Richiede nuove modalità conoscitive e interpretative, e nuove tecniche del comporre e progettare che consentano, volta per volta, di coniugare le istanze conservative, interessate al valore storico-documentale, con quelle trasformative interessate al rinnovamento di forma e/o di senso nella misura necessaria, prima di tutto, alla sua intelligibilità e ri-significazione, nonché alla sua fruizione e al suo riuso.
Spetta, pertanto, alle discipline della conoscenza e del progetto assumere e problematizzare i cambiamenti in atto, rinnovare le proprie metodologie e i propri strumenti – concettuali e tecnici – e cercare le modalità e le tecniche appropriate all’interpretazione e alla trasformazione. La sfida è quella di assumere le criticità poste dall’ampliamento della nozione di patrimonio come opportunità di rafforzamento dei suoi caratteri identitari, accogliendo la loro disponibilità a misurarsi con i valori del nostro tempo e a rispondere alle sue aspirazioni, affinché non diventino irriconoscibili “effigi”.
Il numero 7/2024 della rivista QuAD intende, dunque, raccogliere contributi, offerti da tutte le aree disciplinari interessate, che riflettano criticamente su questo nuovo modo di intendere il patrimonio, indagandolo nella dimensione dell’edificio, in quella della città-paesaggio, in quella degli artefatti materiali e immateriali nei loro rapporti con i contesti di riferimento, e delle modalità e gli strumenti adeguati alla sua conoscenza, interpretazione e trasformazione, nell’ottica di custodirlo e coltivarlo.
Al fine di stimolare la riflessione, si suggeriscono le seguenti possibili focalizzazioni tematiche:
– storia del concetto di patrimonio;
– nuove modalità per la conoscenza del patrimonio;
– la mappatura come strumento di conoscenza del patrimonio culturale;
– nuovi strumenti (concettuali e tecnici) per l’interpretazione del patrimonio architettonico, urbano e paesaggistico;
– il progetto per la promozione e la comunicazione del patrimonio;
– la ricerca teorico-critica a servizio del progetto per il patrimonio;
– il riconoscimento valoriale nel processo di conservazione del patrimonio;
– esigenze di tutela e conservazione connesse agli obiettivi di valorizzazione del patrimonio;
– minimo intervento, distinguibilità, reversibilità, compatibilità nel progetto per il patrimonio;
– analisi di casi di interventi architettonici sul costruito;
– il riuso dell’antico in architettura;
– il dialogo tra nuovo ed esistente nel progetto di ricostruzione della forma;
– il problema della riconoscibilità e del significato della forma esistente;
– la dialettica tra conservazione e trasformazione;
– il patrimonio storico-monumentale e ambientale: tutela, valorizzazione, fruizione;
– i luoghi dell’antico nella città e nei paesaggi stratificati mediterranei;
– il restauro delle opere del Moderno;
– il patrimonio insediativo ed abitativo della città del Moderno;
– il patrimonio ordinario: conservazione, valorizzazione, riuso;
– i borghi delle aree interne/marginali;
– i territori della dispersione insediativa;
– il patrimonio industriale, militare, infrastrutturale dismesso;
– i paesaggi dell’estrazione (mineraria, lapidea…);
– il progetto per il patrimonio di fronte alle emergenze ambientali e climatiche;
– cittadini e comunità progettanti per la salvaguardia dei patrimoni;
– esperienze di co-design, social design e social innovation per il patrimonio.
Date e norme:
Su questi temi invitiamo gli autori a presentare un abstract di 1000/1300 battute alla Redazione della rivista entro il 22 marzo 2024 15 aprile.
– 5 aprile 2024: selezione dei contributi più significativi e maggiormente coerenti con il tema presentato.
– 28 giugno 2024: consegna del full paper.
– 15 luglio 2024: consegna del full paper.
Prima della pubblicazione ogni testo sarà sottoposto alla valutazione di revisori esterni.
Il contributo esteso potrà essere presentato in italiano, inglese o francese e non dovrà superare i 30.000 caratteri, spazi inclusi, ma escluse didascalie e abbreviazioni bibliografiche, con massimo 10 illustrazioni. Sarà possibile naturalmente anche proporre un contributo di minore consistenza, calcolando comunque un rapporto tra immagini e testo pari ad un’immagine ogni cartella (di 2.000 battute). Gli autori sono invitati a rispettare rigorosamente le norme editoriali pubblicate sul sito; i contributi non a norma non saranno accettati
L’abstract e i contributi dovranno essere inviati alla Redazione della rivista: rivistaquad2024@gmail.com
Sul sito della rivista www.quad-ad.eu è possibile scaricare le Norme Redazionali per la redazione degli abstract e dei contributi estesi: http://www.quad-ad.eu/norme-redazionali/
Knowledge and design for heritage
Editors: Francesco Defilippis (Politecnico di Bari), Darío Álvarez Álvarez (Universidad de Valladolid)
Editorial management: Nicola Scardigno, Giuseppe Tupputi (Politecnico di Bari)
deadline: March 22, 2024
new deadline: April 15, 2024
The 7/2024 issue of QuAD magazine will focus on reflecting on the renewal of methods and techniques in knowledge and design for the promotion, preservation, and enhancement of heritage. Heritage, understood as both material and immaterial goods inherited from the past, should be preserved and cultivated due to its value recognized by the community, allowing future generations to benefit from it and increasing its value over time.
In a time marked by policies in the West aimed at curbing settlement dispersion, land consumption, and combating abandonment and marginalization, heritage — existing built forms inherited from different times — takes on a new value. This is especially true for those structures that, due to various reasons, are in a state of crisis and are potentially available for transformation to correspond with the new purposes and aspirations of our time. The consolidated city itself, whose form in the Mediterranean context is the result of multiple and complex stratifications, becomes an object of renewed interest, with its criticalities and underlying potentialities coming to the forefront.
Moreover, it is evident «the historical-critical analysis of the notion of design and cultural heritage has been the subject of an endless debate in the last decade […]» (Irace, 2013). This debate has led to a significant expansion of the field of knowledge, conservation, valorization, and reactivation of material and immaterial artifacts inherent to material culture, thereby opening up new critical and design action scenarios.
In this new perspective, the idea of heritage is modified and expanded across different disciplinary fields and contexts. For instance, it no longer exclusively concerns the “extraordinary” architectures of the past, whether distant or recent, endowed with monumental or historical-documentary value (ranging from archaeological ruins to works of Modern architecture). Rather, it also encompasses “ordinary” artifacts, such as the architecture of workplaces, production facilities, and residential constructions, whose value lies in their potential for renewal and reuse. Similarly, due to the increasing importance of processes safeguarding material culture, as endorsed by UNESCO and the Faro Conventions, design artifacts have emerged from a marginal status. This emergence has not always allowed for the representation, preservation, and appreciation of ordinary everyday objects and practices as heritage.
An idea of heritage that is not limited to the architectural scale but extends to that of the city and landscape, encompassing urban and territorial dimensions, and above all, its corresponding relational character. This entails recognizing not only the intrinsic value of heritage but also its derived value from its use or enjoyment, as well as the relationships it establishes with its context. This aspect of heritage connotes and enriches the surrounding environment through its presence.
In recurrent expressions such as “existing housing heritage,” “disused industrial heritage,” and “heritage of abandoned hamlets,” the word “heritage” is associated with ordinary, “everyday and degraded” artifacts and contexts, as defined by the European Landscape Convention. This association attributes to them a value—whether evident or latent—that pertains not only to their historical-cultural aspects but also to the potential underlying their transformation. This transformation is deemed necessary not only to care for these artifacts but also to guard them.
At the same time, the collective awareness of extraordinary archaeological and historical-monumental heritage is evolving, increasingly becoming the focus of cultural tourism. While it serves as a driver of economic development, it also presents challenges related to accessibility, enjoyment, and protection for government and management bodies. On this front, digital technologies, besides serving as new tools for knowledge and design, offer novel ways to enjoy these assets. However, their use should be critically examined to understand and regulate their implications effectively.
This new perspective on found forms (both ancient and recent, extraordinary and ordinary), and on understanding heritage as a resource for cities, territories, and communities, as previously highlighted by reference to the Faro Convention, raises issues of recognizability, meaning, reuse, enjoyment, protection, and enhancement. It necessitates a fresh approach capable of integrating conservation and transformation. This requires new modes of knowledge and interpretation, as well as innovative techniques for composing and designing. These approaches should enable the harmonization of conservative elements, concerned with historical-documentary value, with transformative ones, focused on renewing form and/or meaning as needed, primarily to ensure their intelligibility, re-signification, fruition, and reuse over time.
Therefore, it falls upon the disciplines of knowledge and design to embrace and critically examine the changes underway, to rejuvenate their methodologies and tools—both conceptual and technical—and to explore suitable modes and techniques for interpretation and transformation. The challenge lies in confronting the critical issues arising from the broadening of the concept of heritage as an opportunity to reinforce its inherent characteristics. This entails embracing their readiness to align with the values of our time and meet its aspirations, ensuring they do not become unrecognizable “effigies.”
To stimulate reflection, we suggest the following possible thematic focuses:
– history of the concept of heritage;
– new ways of knowing heritage;
– mapping as a tool for heritage knowledge;
– new tools (conceptual and technical) for the interpretation of architectural, urban and landscape heritage;
– the project for the promotion and communication of heritage;
– theoretical-critical research at the service of the heritage project;
– value recognition in the heritage conservation process;
– protection and preservation requirements related to the objectives of heritage enhancement;
– minimum intervention, distinguishability, reversibility, compatibility in the project for heritage;
– case analyses of architectural interventions on the built environment;
– the reuse of the ancient in architecture;
– the dialogue between new and existing in the form reconstruction project;
– the problem of recognizability and meaning of existing form;
– the dialectic between conservation and transformation;
– the historical-monumental and environmental heritage: protection, enhancement, fruition;
– the places of the ancient in the city and in Mediterranean stratified landscapes;
– the restoration of the Modern works;
– the settlement and housing heritage of the Modern city;
– the ordinary heritage: conservation, enhancement, reuse;
– the hamlets of inland/marginal areas;
– the territories of settlement dispersion;
– the disused industrial, military, infrastructural heritage;
– the landscapes of extraction (mining, stone…);
– the design for heritage in the face of environmental and climatic emergencies;
– citizens and communities designing for heritage preservation;
– experiences of co-design, social design and social innovation for heritage.
Deadlines and standards:
On these topics, we invite authors to submit an abstract of 1000/1300 characters to the editorial board of the journal by March 22, 2024 April 15, 2024.
– April 5, 2024: selection of the most significant contributions, and consistent with the current topic.
– June 28, 2024: submission of the full paper.
– July 15, 2024: submission of the full paper.
Before publication, each text will be subjected to the evaluation of external peer-reviewers.
The full paper can be submitted in Italian, English or French, and must not exceed 30,000 characters, excluding captions and bibliographic abbreviations, with 10 illustrations. It will also be possible to submit a shorter paper by calculating a ratio between figures and text of one image per folder (2,000 characters). The authors are invited to strictly respect the editorial rules published on the site; contributions that do not comply with the journal rules will not be accepted.
Abstract and papers must be sent to the editorial office of the journal: rivistaquad2024@gmail.com
It is possible to download the Editorial Rules for abstracts and full papers from the journal website www.quad-ad.eu: http://www.quad-ad.eu/norme-redazionali/
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